Una leggenda senza tempo, ricorrente nelle favole mediterranee, narra di un disco volante a forma di farfalla che atterrò sulla cima del monte Pizzo Carbonara, il più alto della catena montuosa delle Madonie, che insieme all’Etna sinfonico e al vicino Pizzo Antenna, disegnano il triangolo più prominente che bacia l’irripetibile cielo azzurro della Sicilia.
L’enigma fermò il mondo e mise la civiltà in modalità ipotesi extraterrestre. Satelliti, che all’epoca non esistevano, guardavano con incertezza, e droni all’avanguardia, non ancora inventati, cercavano segnali identificativi o telepatici. Allarmati, i più grandi geo strateghi del globo, chiedevano di prepararsi all’imminente invasione, i fenomenologi parlavano di una visita di cortesia, saggi, astrologi e studiosi furono convocati da Laksmi, la dea della Buona Fortuna, si riunirono per decifrare il messaggio geroglifico, e i poeti, ispirati dal magico evento, coprirono il cielo di nuvole con poesie di benvenuto.
Per il vescovo di Sicilia era un messaggio divino, nell’ipocentro del mistero e della spiritualità. Il patriarca di Gerusalemme avvertì che poteva essere una strategia commerciale dell’ingegno siciliano per attirare l’attenzione dei turisti e il grande rabbino, non trovò risposta nei tarocchi e cercò nella Torah. Di messaggio celestiale, parlò il Mufti sunnnita e gli Ulema pregavano per la pace, considerandola una risposta al trasgressivo arrivo umano sulla Luna, violando il firmamento di Allah. Notte e giorno ruotarono i dervisci cercando di comprendere l’evento sacro, e sciamani, stregoni e maghi si nascondevano nel silenzio esoterico. Un segno per l’unità del cosmo, proclamò il Dalai Lama, che convocò una meditazione popolare ai piedi della montagna.
Perché in Sicilia? si domandavano.
Senza risposte scientifiche o teologiche e tra preoccupazione e speranza, guardarono nella scatola dei misteri e strofinarono la lampada di Aladino: “Sicilia, per la dea Cerere, simbolo della costellazione del Triangolo”, rispose il genio.
L’avatar diede origine a un immaginario pellegrinaggio che ispirò i creatori d’arte, da Tarifa a Damasco, a contemplarlo, comprenderlo e dipingerlo. I musicisti tradizionali riunirono strumenti antichi, fondendo melodie e ritmi per creare un inno extraterrestre di benvenuto, con l’ignoto in silenziosa attesa.
Scatenata l’immaginazione, senza sapere quanti e come fossero, tutti si chiesero se avevano corpo, voce, occhi, mani, identità psicologica e un sistema sensoriale. Se erano esseri metallici o vegetali, solidi, liquidi o gassosi, sessuali o ermafroditi.
Sollevata l’ondata di curiosità, si levarono voci per accoglierli, e furono invitati al loro arrivo sulla terra, a distribuirsi su tutta la geografia che i litorali del mare unisce.
Alessandria propose Moustaki, Atene rivendicò Melina Mercuri, pregò Naguid Mahfuz sulle rive del Nilo, l’origine del vino, Paco de Lucía invitò l’Andalusia tra due acque, Ibn Batouta rivendicò le colline di Tangeri. Serrat partecipò all’appuntamento, offrendo l’Universo dei versi della canzone mediterranea, Battiato offrì la stagione dell’amore di Milo e Comiso, dove si suona il nimbo con la mano, suggerì Adamo.
Kavafis lo raccontò con la sua Itaca, dove l’importante non è arrivare, ma il cammino, il narratore persiano Abu-Abd-Allah incluse l’arcano nel suo repertorio delle Mille e una notte, Matsuo Bhaso gli dedicò un haiku profumato e il poeta siriano, Maram al Masri, scrisse “Le nuvole non hanno speranza di cambiare la direzione del vento”.
Rituali culturali radicati nella regione e danze simboliche mostrarono il loro catalogo di divinità. I social network, ancora da inventare, bruciavano di perplessità e gli scrivani annotavano nelle pagine del diario della civiltà. Il mondo si divise tra coloro che celebravano l’arrivo extraterrestre e quelli che, per paura, dubitavano tra la loro espulsione e lo studio nei laboratori.
L’epopea durò 228 notti, all’alba del 1° aprile, nel giorno degli scherzi, chiamato del Pesce d’Aprile, il disco volante si trasformò in un gigantesco sciame di farfalle luminose che volarono impollinando con petali di arcobaleno tutti gli angoli dell’Isola, annunciando in tutte le lingue il segreto custodito dalle stelle. Invisibili di giorno, prendevano forma all’ora dei lampioni, quando la luce unica della Sicilia cambia identità e la notte entra dalle finestre. Pergamene, incunaboli e tutorial su internet, annunciarono ‘La Via delle Stelle’, Patrimonio dell’umanità, che si vede nitida per la qualità del cielo notturno e per la luce delle giornate siciliane.
Osservatori naturali dall’isola di Stromboli attraverso l’Osservatorio astronomico, GAL Hassin a Isnello, a Nord, sino a Siracusa, al Sud. E da Agrigento a Catania, percorrendo il “Cammino del bacio” di Palermo, disegnando un asterismo a forma di stella visibile da Monte Pellegrino, che unisce i teatri Politeama, Massimo, il mercato del Capo e la “Casa dei Baci” al bivio del cuore del mondo dei Quattro Canti, epicentro del Mediterraneo.
Venuti dall’aldilà, si legge nel “Libro delle ore” che bisogna ascoltarle, almeno una volta nella vita, perchè vanno dappertutto ad annunciare un segreto. Mancando di una cronologia vitale, sono immortali e scrivono la buona novella con l’inchiostro di baci sui muri e nella sabbia delle spiagge da Noto a Cefalù, da Messina a Marsala a suon di musica popolare nelle strade e nelle piazze.
Quasi invisibili di giorno, quando la luce del tramonto accende i lampioni, assumono le forme di fiori volanti dai colori sconosciuti, che sono stati incisi nella memoria di generazioni e nella leggenda della Sicilia, come segni di un’identità mediterranea di incessante ricerca della bellezza.
Stupiti di scoprire, giorno dopo giorno, i sapori della gastronomia antica e i profumi di Ras al Hanut, citato nel Corano, andando per i vicoli odorosi di pietanze tradizionali, cucinate da secoli, decisero di diventare umani il giorno in cui assaggiarono gli arancini. Dipendenti dalla profumata spremuta d’arancia dei chioschi e dalle brioches al cioccolato, caramello e gelato al pistacchio, scoprirono ogni giorno sensazioni paradisiache. Attratti dalla singolare luce siciliana, iniziarono la metamorfosi per diventare farfalle umane quando assaggiarono la marmellata di mandarino, scoprendo l’amore per le calde notti e per i venti che orientavano le navi senza bussola, lungo l’itinerario delle spiagge intermittenti da Tel Aviv a Merkala.
Come un filo rosso, unirono la storia dello Stretto di Messina alle spiagge libanesi, passando per Gibilterra, sintetizzando emozioni, cedendo l’ultimo passo alle farfalle umane ibride in una notte da sogno, assaggiando caponatina aromatizzata ai baci, nel giardino di Beirut.
Milioni di persone sognarono di viaggiare per scoprire l’enigmatico messaggio della propria stella, armonia della vita, nell’immensità della costellazione del Triangolo, dove brillano Alfa Centauri, Siro e Canapus, le stelle più luminose.
Cieli stellati ipnotici come quelli che affascinarono e ispirarono la pittura di Picasso nel suo Fauno con le Stelle, con la Notte stellata di Edvard Münch, e quella dell’icona dell’Impressionismo, Van Gogh, con la Fugace stella azzurra di Jackson Pollock e con le stelle di Miró, Matisse, Klimt, Leger o Georgia O’Keefe, che trasformarono il cielo delle notti della Sicilia, in un’immaginaria esposizione macrocosmica.
Il 20 maggio, segnato per sempre dall’oroscopo e dal lancio della sonda Pioneer su Venere, sera di luna piena, le farfalle umane svelarono il mistero: “Nelle notti stellate del cielo siciliano, nascosto in una stella troverai ad aspettarti il tuo meraviglioso segreto”.
Confermato l’apotelesma, parola arcaica che significa “effetto delle stelle sul destino umano”, l’impatto scosse il globo. Città, borghi e tutta la terra, si svegliarono con dipinti che dicevano: Stella del mio cuore.
Decifrati il mistero e la fantasia, le farfalle dal chip umano venute dallo spazio, dove abita il fato, svolazzarono e sussurrarono all’orecchio, che dall’infinito la Sicilia si vede brillare come una stella.
Un bacio brilla/
cielo siciliano/
in ogni stella.
EL CAMINO DEL BESO
Cuenta una leyenda atemporal que recorre las fábulas mediterráneas, que un platillo volante con forma de mariposa se posó en la cima del monte Pizzo Carbonara, el más alto de la cadena montañosa de Madonia, junto al sinfónico Etna y el vecino Pizzo Antenna que dibujan el triángulo más prominente que besa el irrepetible azul cielo de Sicilia.
El enigma paró el mundo y puso en modo hipótesis extraterrestre a la civilización. Satélites inexistentes en la época vigilaban con incertidumbre y drones de última generación aún no inventados buscaban señales identificativas o telepáticas. Alarmados, los grandes geo estrategas globales pedían prepararse para una invasión inminente, los fenomenólogos hablaban de una visita de cortesía, sabios, astrólogos místicos y eruditos convocados por Laksmi, la diosa de la buena suerte, se reunieron para descifrar el jeroglífico mensaje, y poetas inspirados por el mágico evento cubrían el cielo de nubes con poemas de bienvenida.
Para el obispo de Sicilia era un mensaje divino, en el hipocentro del misterio y la espiritualidad. El patriarca de Jerusalén advirtió que podía ser una estrategia comercial del ingenio siciliano para llamar turísticamente la atención, y el gran rabino no encontró respuesta en el Tarot y buscó en la Torá. De mensaje celestial habló el Muftí sunita y los Ulemas oraron por la paz al considerarlo una respuesta a la transgresora llegada humana a la Luna, violentando el firmamento de Alá. Noche y día giraron los derviches buscando entender el sacro suceso, y chamanes, brujos y magos se ocultaron en esotérico silencio. Una señal para la unicidad del cosmos proclamó el Dalai Lama, que acudió para convocar una meditación popular al pie de la montaña.
¿Por qué en Sicilia? se preguntaban. Sin respuestas científicas ni teológicas, buscaron en la caja de los misterios y frotaron la lámpara de Aladino entre la inquietud y la esperanza: ‘Sicilia, por la diosa Ceres, símbolo de la Constelación Triangulum`, respondió el genio.
El avatar dio lugar al inicio de una peregrinación imaginaria que inspiró a las creadoras del arte desde Tarifa a Damasco, para contemplarlo, entenderlo y pintarlo. Músicos tradicionales unieron ancestrales instrumentos fusionando melodías y ritmos para crear un himno extraterrestre de bienvenida, con la incógnita en sigilosa espera.
Desatada la imaginación, se preguntaban sin saber aún cuántos y cómo eran, si tenían físico, voz, ojos, manos, identidad psicológica y sistema sensorial. Si eran seres metálicos o vegetales, sólidos, líquidos o gaseosos, sexuados o hermafroditas.
Desencadenada la ola de curiosidad, surgieron voces para acogerlos invitando a que cuando pisaran tierra se distribuyeran por toda la geografía que los litorales del mar unen. Alejandría propuso Moustaki, Atenas reclamó Melina Mercuri, rogó Naguid Mahfuz las orillas del Nilo origen del vino, Paco de Lucía invitó a la Andalucía de entre dos aguas, Ibn Batouta reivindicó las colinas de Tánger. Serrat acudió a la cita y ofreció el universo de versos de la canción Mediterráneo, Batiatto brindó la estación de los amores de Milo y Comiso sugirió Adamo, donde el nimbo se toca con la mano.
Kavafis lo relacionó con su Ítaca, donde lo importante no es llegar, sino el camino, el cuentista persa Abu-Abd-Allah incluyó el arcano en su repertorio de las Mil y una noches, Matsuo Bhaso le dedicó perfumados haikus y la poetisa Siria Maram al Masri escribió ‘las nubes no albergan la esperanza de cambiar la dirección del viento’.
Rituales culturales enraizadas en la región y danzas simbólicas desplegaron los disfraces de su catálogo de deidades. De perplejidad ardían las redes sociales aún por inventar y los escribas anotaban en las páginas del diario de la civilización. Dividido el mundo, unos celebraban la llegada y otros por miedo astrológico dudaban entre expulsarlos o en los laboratorios investigarlos
La epopeya alcanzó 228 jornadas, y en el amanecer de Pesce d’Aprile festividad de las bromas, la nave mutó en un enjambre gigante de mariposas brillantes, que volaban polinizando con pétalos de corazones arcoíris todos los rincones de la isla, anunciando en todas las lenguas que las estrellas guardan un secreto. Invisibles durante el día cobraban forma a la hora de las farolas, cuando la luz única de Sicilia cambia de identidad y la noche se cuela por la ventana.
Pergaminos, incunables y tutoriales de internet anuncian ‘La Ruta de las estrellas’ patrimonio de la humanidad, donde se ven nítidas por la calidad del cielo de las noches y la luz de los días de Sicilia. Observatorios naturales desde la isla de Stromboli pasando por el observatorio astronómico de GAL Hassin de Isnello en el norte, hasta Siracusa en el sur. Y de Agrigento a Catania pasando por el ‘Paseo de los besos’ de Palermo, dibujando un asterismo con forma de estrella visible desde Monte Pellegrino, que une los teatros Politeama, Massimo, el mercado del Capo y la Casa de los Besos , en la bifurcación del corazón del mundo en Quattro Canti, epicentro Mediterráneo.
Venidas del más allá, se lee en el ‘ Libro de las horas’, que hay que ojear una vez en la vida, vuelan por todas partes. Como carecen de cronología vital son inmortales y escriben con tinta de besos la buena nueva por los muros y en la arena de las playas desde Noto a Cefalú y de Messina a Marsala al son de la música popular, por calles y las plazas.
Casi invisibles durante el día, cuando la luz del ocaso enciende las farolas cobran formas de flores voladoras de colores desconocidos, imagen grabada en la memoria de generaciones, leyenda de Sicilia, como signo de una identidad mediterránea que busca incesante la belleza.
Asombradas al descubrir día a día sabores nuevos de la gastronomía milenaria y la raíz de los aromas de Ras al Hanut que el Corán cita, por callejones de comidas e ingredientes tradicionales cocinados durante siglos, se plantearon el día que probaron los arancini hacerse terrestres. Adictas a los zumos de naranjas perfumadas de los kioscos y a los brioches de chocolate, caramelo y helados de pistacho, descubrían paradisíacas sensaciones. Atrapadas por la luz única de Sicilia, iniciaron la metamorfosis para convertirse en mariposas humanas cuándo probaron la mermelada de mandarina y descubrieron enamorándose, las noches cálidas y los vientos que orientan a barcos sin brújula, por el Itinerario de playas intermitentes desde Tel Aviv a Merkala. Que hilan la historia desde el estrecho de Messina a las playas del Líbano pasando por Gibraltar, sintetizando emociones y dando el último paso a híbridas mariposas humanas cuándo paladearon una noche de ensueño, en el Jardín de Beirut caponatina aromada de besos.
Millones de personas sueñan con viajar a descubrir el enigmático mensaje de su estrella, armonía de la vida, en la inmensidad de la constelación Triangulum, donde brillan Alfa Centauro, Siro y Canapus, las más brillantes estrellas.
Cielos estrellados hipnóticos como los que fascinaron e inspiraron la pintura de Picasso en su Fauno con Estrellas, Estrella fugaz de Edvard Münch, el icono impresionista de Van Gogh, La noche estrellada, la fugaz de Jackson Pollock o la Estrella azul de Miró, y las de Matisse, Klimt, Leger o Georgia O’ Keefe convierten el cielo de las noches de Sicilia en una imaginaria exposición macrocósmica.
Un 20 de mayo marcado ya para siempre en el horóscopo, en el instante de Luna llena y lanzamiento de la sonda Pioneer a Venus, las mariposas humanas desvelaron el misterio: ‘en las noches estrelladas del cielo de Sicilia, escondido en cada estrella, encontrareis un maravilloso secreto esperando. Confirmado el apotelesm, arcaica palabra que significa ‘el efecto de las estrellas en el destino humano, el impacto zarandeó de inmediato al globo, y las ciudades y aldeas de la tierra amanecieron con pintadas que decían: Estrella de mi corazón.
Descifrada la fantasía y el misterio las mariposas con chip humano venidas del espacio sideral donde el azar habita, revolotean y susurran al oído, que desde el infinito ven Sicilia brillando, como una estrella.
Un beso brilla/
cielo de Sicilia/
en cada estrella.