Stoccolma è stata la prima. Fino ad oggi, non ero mai stata in una capitale nordeuropea.
A raccontare questo viaggio, dopo essere ritornata a casa e aver lasciato sedimentare bene sensazioni e impressioni, posso dire che ciò che mi è rimasto negli occhi sono la luce e l’ampiezza degli spazi.
La città si sviluppa su quattordici isole che affiorano dove il lago Mälaren incontra il Mar Baltico e queste distese di terra, acqua e verde, danno grande respiro all’orizzonte.
Io sono stata fortunata perché per tutta la durata del mio viaggio, il tempo è stato bello e il clima mite, caldo il giusto di giorno e con aria rinfrescante la sera, accompagnando con piacevolezza i miei giri turistici.
Tra le cose che ho amato di più, ci sono senza dubbio i numerosi, ampi e attrezzati spazi verdi. Parchi e giardini a perdita d’occhio con un arredo urbano a misura di cittadino, aree dedicate ai più piccoli, agli sportivi, a chi usa la bici – e qui sono davvero in tantissimi – come mezzo di locomozione. Puoi passeggiare o sederti ad ammirare il lago o il mare, puoi correre o stare con i bambini a giocare, puoi fare un pic nic sull’erba o bere un caffè in uno dei tanti locali che galleggiano sull’acqua.
A proposito di caffè. Qui ho trovato una cultura del caffè davvero inaspettata (ah, la presunzione di noi italiani!). E dire che potevo anche immaginarlo, dato che gli svedesi sono tra i maggiori consumatori di caffè pro capite all’anno.
Ci sono caffetterie deliziose con ampie possibilità di scelta tra miscele e metodi di estrazione e supermercati con enormi reparti dedicati al caffè, con miscele, monorigini, indicazioni sul grado di tostatura e sugli aromi, differenziazione di packaging in relazione al metodo di estrazione.
Ho amato il loro bryggkaffe, il caffè filtro, che è possibile trovare già pronto nelle caffetterie, conservato in enormi thermos dai quali ti servi da solo: ogni volta diverso, più o meno forte, più o meno aromatico. Per me era il mio rituale dopo pranzo. Per gli abitanti di Stoccolma invece, è l’ingrediente principale dell’irrinunciabile pausa per rallentare i ritmi della giornata. Una pausa così importante che qui ha un nome specifico: fika. Serve a riprendere fiato sorseggiando un caffè e addentando un dolce come, ad esempio, una deliziosa kanelbulle, chiocciola di pasta lievitata ricoperta con burro, zucchero e cannella che è possibile trovare anche nella versione cardamomo.
L’idea dell’efficienza nordica – sperimentata personalmente nei miei giorni di vacanza, in termini di pulizia delle strade e dei parchi, odine generale, interconnessione e puntualità dei trasporti (anche se non sono riuscita a trovare una bici con pedalata assistita da affittare!) – miscelata con la pausa rigenerante e le tante famiglie giovani viste passeggiare o giocare nei parchi, mi ha restituito l’immagine di un popolo dinamico, operoso, ma che sa godersi la vita.
Ho amato la parte storica della città per la tipicità delle sue architetture, ma sono andata anche alla ricerca del rinomato design nordico, uno stile minimal che io trovo caldo, avvolgente, a tratti irresistibile.
Bellissimo, ad esempio il Museo Nordico Nordiska Museet, imperdibile quello dedicato alla fotografia, il Fotografiska con le sue collezioni sempre nuove. Merita una visita, anche solo per un caffè, il ristorante del museo, dal quale si gode una vista mozzafiato sulla baia di Stoccolma.
È una città da conoscere camminando in superficie tutte le volte che è possibile, sebbene alcune stazioni della metro siano delle vere opere d’arte da visitare come si farebbe con una galleria. È bello attraversare i ponti, vedere una prospettiva e poi l’altra, i battelli che si incrociano, lo skyline che cambia.
Prendetevi il vostro tempo per un pasto tipico, magari con salmone (celebre il gravlax) o a base di aringhe. Qui, generalmente, vengono servite con varie salse e accompagnate con patate e aneto. Assaggiate anche il toast cotto nel burro che accompagna i gamberi con salsa e aneto (skagen toast) e se, come me, vi trovate a Stoccolma in agosto, non perdete i crayfish, all’apparenza mini aragoste, in effetti gustosi gamberi d’acqua dolce serviti anche questi con salse e aneto (si, avete capito bene, l’aneto si trova praticamente ovunque).
E le famose polpette svedesi? Quelle vere, fatte in Svezia da mani svedesi, meritano senza dubbio un assaggio, soprattutto se accompagnate da vero purè di patate, ribes rossi e cetrioli marinati e mangiate in un delizioso locale lungo lago.
Ho vissuto Stoccolma in una dimensione vacanziera, e questo certamente influenza il mio giudizio. Immagino che viverci, soprattutto quando le temperature calano vertiginosamente, non sia cosa semplice. Ma mi è sembrata una città che racchiude in sé forma e sostanza, rigore e guizzi di vivacità. Ora non mi resta che tornarci in inverno.