Marsala, il vino nobile di Sicilia

Sedici cantine unite per una stessa causa: seguire nella produzione del Marsala regole comuni per rilanciare una delle più antiche Doc d’Italia

A sessant’anni dalla sua fondazione, il Consorzio per la Tutela del Vino Marsala annuncia un nuovo corso con l’obiettivo di rilanciare marchio e vino nel mondo.

Della nuova compagine fanno parte aziende vinicole e cooperative del territorio, guidate dal neoeletto presidente del Cda, Benedetto Renda, dai due vicepresidenti Roberto Magnisi e Giuseppe Figlioli e dai Consiglieri Francesco Intorcia e Orazio Lombardo. 

 

La fondazione del Consorzio porta la data del 27 dicembre 1962, quando alcuni produttori locali che avevano a cuore il futuro e la qualità del vino tipico del territorio di Marsala, fondarono quello che rappresenta uno dei più antichi Consorzi di tutela d’Italia. La Denominazione di Origine Controllata fu poi riconosciuta nel 1969, rendendo così il Marsala tra i primi vini DOC della Penisola. Ma qualcosa non ha funzionato come si sperava.

 

“Credo che il contesto in cui il Consorzio del 62 ha operato possa indicare una chiave di lettura – dice il presidente Renda -. Nel 1962 i consorzi nascevano come ‘volontari’ ed erano organizzazioni scarsamente regolamentate. Ciò faceva sì che il loro raggio d’azione fosse naturalmente connesso ad azioni di promozione più che alla valorizzazione di tutto il processo di produzione. Si lavorava perseguendo obiettivi legati a singoli progetti più che secondo una visione d’insieme. Il nuovo Consorzio nasce con delle prerogative di regolamentazione che possono supportarne la crescita. È una struttura collettiva riconosciuta dal Ministero, con regole precise e stringenti e una governance che ne orienta la rappresentatività, i pesi e le progettualità. Basti pensare che il nuovo Consorzio comprende tutta la filiera, compresi gli agricoltori che prima non erano presenti”.

Oggi ne fanno parte le cantine Pellegrino, Florio-Duca di Salaparuta, Lombardo, Intorcia, Curatolo Arini, Fici, Alagna Giuseppe, Martinez, Vinci, Frazzitta, Birgi, Paolini, Casale, Colomba Bianca, Europa, Petrosino. A loro spetta il compito di rilanciare l’immagine del Marsala nel mondo.

“Il Marsala porta il peso di essere un’icona del vino italiano, l’unico vero vino fortificato nazionale e quello con la storia più longeva – spiega Renda -. Negli anni sono cambiati sia il costume del bere sia la percezione del vino italiano nel mondo. Il Marsala ha per certi versi subito queste evoluzioni senza agganciarsi ad esse e seguirne l’onda positiva. Questo è per noi un punto chiave sul quale lavorare. Uno dei nostri compiti come Consorzio sarà spiegare la complessità e la contemporaneità del Marsala con nuovi modi e con nuovi lessici. Penso al lavoro straordinario fatto sul Porto, per fare un esempio”.

 

Ma che scenari si aprono per questa rinascita del consorzio? “Gran Bretagna e USA sono mercati dove il consumo del Marsala ha una tradizione radicata per cui saranno sbocchi naturali anche nel nuovo corso – afferma il presidente -. Oltre alla selezione geografica dei paesi chiave, lavoreremo anche su altri fattori, nell’ottica di favorire una sempre maggiore crescita non solo nel breve ma anche nel lungo periodo. Intendiamo tutelare e valorizzare un territorio straordinariamente vocato – penso alla fascia costiera in cui avviene la selezione dei vitigni migliori per la produzione del Marsala – il lavoro dei viticoltori, la zonazione, parlando a quella fetta di consumatori che è attenta questi aspetti. Si tratta di un trend di consumo del vino trasversale in diversi mercati chiave”.

 

Intanto, tra gli obiettivi a breve termine del Consorzio c’è il riconoscimento erga-omnes. “Sarà una commissione tecnica nominata ad hoc a occuparsi dell’evoluzione del disciplinare di produzione. Analizzeremo con attenzione il percorso che ha portato alla rinascita di altri vini fortificati a livello internazionale e crediamo che il nuovo Consorzio abbia la forza, anche attraverso il corretto utilizzo dei fondi europei, di intraprendere il medesimo corso”.

Oltre, naturalmente, alla tutela e valorizzazione dei territori vocati alla produzione del Marsala e all’importante modifica del disciplinare di produzione, con l’inserimento della menzione unità geografica aggiuntiva “Sicilia”, per dare ancora più valore al marchio nel mondo.

“Il viaggio è lungo – conclude il presidente Renda – ma abbiamo alle spalle un paio di secoli di storia. Con passione, impegno e visione ci prepariamo ai prossimi”.

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