Chi ha seguito i cunti precedenti conosce già le abitudini quotidiane di Nonno Pippinu: sveglia tutte le mattine all’alba, la prima attività della giornata dedicata ai suoi tre grandi amori, il cardellino Fofò, la canuzza Giulidda, e il cavallo nero Ninuzzu, e solo dopo di corsa a spicciare tutte le incombenze legate alla taverna.
In una giornata uggiosa autunnale del dopoguerra, Mommo (Girolamo) u beccamortu (becchino), visto da tutti nel trapanese come portatore di sfortuna, chiese a Nonno Pippinu di intervenire in una faccenda alquanto delicata; era morta donna Sarina (Rosaria), e il marito mastru Nizio (Ignazio) innamorato pazzo di lei, non ne voleva sentire di seppellirla al cimitero del paese, bensì ,per averla sempre accanto, aveva pensato di darle sepoltura nella sua campagna, sotto un albero di arance.
Nonno Pippinu si mise in viaggio per raggiungere Nizio e farlo ragionare. Arrivato nel paesino di Dattilo raggiunse la sua casa e dopo molte discussioni lo convinse a far seppellire la moglie Sarina nel cimitero del paese, promettendogli che tutte le volte che sarebbe voluto andare a trovare la moglie, il “camposantaro” Ninetto gli avrebbe aperto il cancello anche quando il cimitero fosse stato chiuso.
I mesi a seguire per Nizio non furono facili, era sempre triste e cupo, la morte della moglie gli aveva spezzato il cuore, portando scompiglio e cambiandogli la vita. Per farlo distrarre dal dolore, Nonno Pippinu lo coinvolse nei suoi viaggi commerciali quando andava ad acquistare vino e olio, visto l’amico che conosceva il territorio trapanese e i produttori.
Ritornando a Mommo u beccamortu, del paese, Nonno Pippinu, per la storia di Nizio, volle dedicargli un primo piatto: la pasta ru Marranzanu.