Catarratto, Grillo e Syrah, la scommessa americana di Maenza Vini

La famiglia Maenza a Camporeale è da sempre accomunata alla viticoltura e al conferimento di uve. L’azienda nasce ufficialmente nel 1993, sotto il nome di Maenza Francesco che, insieme alla moglie Francesca, decide di investire nell’acquisto di terreni, coltivati come vigne.

Nel 2019, in seguito al cambio generazionale, l’attività passa ai tre figli, Calogero, Giacomo e Beatrice, trasformandosi in Maenza Vini, un progetto imprenditoriale ambizioso guidato dal desiderio di per veder nascere i propri vini dalle uve che hanno sempre coltivato e raccolto.

I vigneti riassumono l’anima e la filosofia produttiva dell’azienda. I terreni adibiti alla coltivazione dell’uva si estendono per circa 12 ettari, a un’altitudine compresa tra i 400 e i 600 metri sul livello del mare, un elemento che conferisce al prodotto finito una qualità unica, impossibile da replicare. A questa altezza vengono coltivate varietà autoctone come il “Catarratto”, e internazionali come il “Syrah”, considerato una delle tipologie più rappresentative della zona di Camporeale.

I tre fratelli sono tutti accomunati dalla passione per la vinificazione e dal desiderio di far crescere la realtà imprenditoriale. Ognuno di loro ha assunto un compito in base alle proprie competenze e inclinazioni. Calogero, il più grande, si occupa dell’aspetto commerciale; Giacomo, il secondogenito, è l’addetto alla gestione dei vini; infine Beatrice, la più piccola, si occupa dell’ormai immancabile settore della comunicazione social.

Il catalogo dell’azienda è in continuo sviluppo, e proprio nell’ultimo mese è cresciuto arrivando ad abbracciare ben quattro tipologie di vino: due bianchi e due rossi.

Nel 2019 ha inizio l’avventura dell’imbottigliamento con la prima etichetta: Bèa, un catarratto. È un bianco dalle caratteristiche delicate, molto minerale, sapido, dedicato a Beatrice.

A distanza di poco tempo arriva la seconda etichetta, un Syrah: Jacques. Dedicato a Giacomo, un vino di colore rosso rubino, dalle sfumature violacee e dal profumo intenso e fruttato.

Nel 2021 è la volta di un Grillo, un bianco che porta con se un nome prezioso: Ohana, che in hawaiano significa famiglia, e dedicato al valore più prezioso su cui si basa l’intera impresa Maenza. Proprio Ohana è stato il vincitore del mondiale di Bruxelles nel maggio del 2023.

Di recentissima introduzione un secondo rosso, un Perricone, a chiudere temporaneamente la selezione.

Ad oggi, Maenza Vini può contare su una filiera cortissima, che vede l’impresa occuparsi di ogni fase del processo produttivo, dalla coltivazione fino all’imbottigliamento. Dalle 5.500 bottiglie del 2019, oggi la forza produttiva dell’azienda è cresciuta fino a raggiungere le 16mila.

Il mercato di riferimento dell’azienda è nazionale, ma con diverse collaborazioni in via di sviluppo anche all’estero, in particolare in Olanda, Germania, Francia, Polonia e California.

Proprio la California è al momento il palcoscenico su cui i vini Maenza stanno deliziando i palati del mercato internazionale. Bèa, Jacques e Ohana sono presenti in questi giorni al Nexxt Expo, la fiera del Made in Italy di Los Angeles. È possibile degustarli presso uno stand del Sicily Show, organizzato per l’occasione da IoComproSiciliano.

Le aspettative dell’azienda di Camporeale sono altissime: Los Angeles è notoriamente una piazza importante per il settore vinicolo. Un crocevia in cui la Sicilia è molto presente e può ancora crescere.

La mentalità americana ha inoltre dimostrato di essere molto attenta alla narrazione dietro ogni prodotto proveniente dal belpaese. Maenza ha sicuramente una storia forte a sostenerla, un attaccamento alle radici che si riflette anche nel logo dell’attività, una vite stilizzata formata dalle lettere dei cinque componenti della famiglia, un valore universale che non può fallire.

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