Immaginate un giovane di Belluno appassionato di pasticceria che decida di realizzare, spinto dalla propria passione, la Cassata perfetta. Immaginate se il giovane studiasse, si documentasse e realizzasse, senza avere mai lavorato in un laboratorio siciliano, la sua prima Cassata, trovando il giusto equilibrio tra il rispetto del prodotto originale e la sua creatività. Immaginate che questo giovane presentasse la sua Cassata ad un gruppo scelto di esperti pasticceri siciliani e questi dicessero che è la seconda miglior Cassata realizzata in Sicilia.
Se la qualità è tecnica, il successo è genio.
Quanto raccontato è successo veramente. Questa è la storia di Salvatore Bilello, un giovane di Camporeale, figlio d’arte, che ha realizzato una delle migliori due mortadelle italiane, ed a dirlo è stato un gruppo di esperti ONAS – l’organizzazione nazionale di assaggiatori di salumi (https://www.onasitalia.org/) – che con una degustazione in cieco (senza conoscere nomi delle aziende e provenienza dei prodotti) hanno assegnato la medaglia di argento alla mortadella di Salvatore. Il premio, medaglia di argento, è stato assegnato in occasione del concorso nazionale che si è tenuto a Modena nell’ambito dell’IMeat (https://www.imeat.it/), la più importante fiera italiana del settore tecnico per la lavorazione della carne. Esattamente: il premio ha il sapore di trionfo se pensiamo che è stato assegnato nella patria della mortadella.
Camporeale è un piccolo centro agricolo dell’entroterra del palermitano, noto per la produzione di grano e cereali, e di vino. Un antico centro agricolo. Siamo negli anni sessanta, ha qui inizio questa storia della famiglia Bilello. Una di quelle storie ricche di emozione e dei colori di un tempo che oggi sembra molto remoto. È la storia di un giovane, che a nove anni va a bottega per imparare un mestiere. Lavora presso la più importante macelleria del paese. Il bambino cresce e mette su famiglia, sposa Maria, e decide, carico delle responsabilità dei figli in arrivo di avviare una sua piccola attività nel paese nuovo di Camporeale, l’area per intenderci costruita dopo il terremoto del Belice. Ancora oggi gestisce questa attività con la moglie Maria e con il figlio.
Quel bambino si chiama Francesco Bilello ed è il papà di Salvatore. Con orgoglio ci racconta che due anni fa ha ampliato la piccola bottega aperta da giovane ed ha potuto dedicare, finalmente, uno spazio alla passione del figlio: la realizzazione di salumi. Il laboratorio è a vista, pulitissimo ed ordinato, e basta già questo a capire quanto quel luogo sia la seconda casa di Salvatore.
Nel suo racconto si percepisce tutta l’emozione per il successo appena conseguito dal figlio. L’emozione che solo i padri possono comprendere, quella che rende più prezioso il successo di un figlio al proprio. Salvatore lavora con il padre fin da bambino, coltivando la passione per i salumi, che grazie alla creazione del laboratorio dedicato adesso ha potuto approfondire.
Ci spiega la sua ricetta per la qualità: nei salumi non mette gli scarti, ma la migliore materia prima. Secondo la logica che se usi scarto avrai un prodotto di scarto. Poco importa se oggi la lavorazione dei salumi è in genere ricettacolo di quanto non può essere ultilizzato altrimenti.
In realtà l’idea deve avergliela data proprio l’osservazione del papà al lavoro. La salsiccia Bilello infatti è molto nota in tutto il comprensorio, e papà Francesco ci racconta con soddisfazione in che modo ha selezionato nel tempo i suoi fornitori. Certo è che la sua ricetta funziona e la clientela arriva ben oltre i confini comunali e finanche da Palermo.
L’idea semplice e geniale di Francesco è usare nella mortadella il finocchio in grani dell’agro palermitano, quello che conosciamo tra l’altro nella salsiccia. Il risultato è un prodotto di un sapore ed aroma unici ed inaspettati.
Inutile dire che premio o non premio tutta la proposta di salumi di Salvatore è eccezionale dal prosciutto al salame, quest’ultimo realizzato con una selezione di aromi e spezie selezionate da lui stesso.
In altre occasioni avremmo scritto, se vi trovate a Camporeale passate a visitare questa splendida famiglia e questa piccola attività di successo. Cosi piena della vera dignità del lavoro che per fortuna sopravvive ancora nell’entroterra. Ma il consiglio è diverso: fate in modo di trovarvi a Camporeale, cosi da avere l’occasione di degustare le specialità di questa piccola perla siciliana.
Siamo di parte, amiamo la Sicilia e chi qui vive e scommette. Ma siamo per la par conditio. Quando un ragazzo di Belluno avrà realizzato la seconda miglior Cassata siciliana saremo ben lieti di darne notizia.
ph. Andrea La Mantia, Davide Morici, Giovanni Callea