Chi l’ha mangiata dice che si prepara così:
olio d’oliva (ma, se manca, va bene anche quello di rascatura).
Una cipolla tagliata sottile (ma, se manca, va bene solo l’aglio).
Un po’ di pomodoro (ma, se manca, va bene l’estratto).
Prezzemolo a volontà (ma, se manca, va bene la piuma di un sedano).
Un po’ di vino aromatico di Pantelleria (ma, se manca, va bene il Tavernello).
Due dadi di brodo vegetale (e non mi dite che vi manca pure questo…).
Adesso andate a mare. Sì, a mare. E calatevi, culo a mollo, dove le pietre sono pelose.
Vi chiederete: “Pietre pelose? Mai sentito dire…”
Se avete ascoltato il sindaco di Bari parlare delle “cozze pelose” ed avete capito, perché non dovreste comprendere che esistono anche le pietre di mare non glabre ma villose?
Insomma, non fatemi infuscare…
Ho detto pigliate qualche pietra con i licheni stile Wakame giapponese.
Avete tutti gli ingredienti per la vostra zuppa con l’imbroglio.
Preparate il soffritto. Aggiungete il vino con le pietre. Lasciate rosolare.
Cercate di far filtrare il pomodoro tra le alghe delle pietre.
Fuoco lento, mi raccomando!
Poi aggiungete il bouillon, che il modo francese di appellare “u bruodu”.
Tutto fa brodo. Soprattutto con le pietre…
Fate cuocere a lungo fino a quando il tutto si sarà ristretto come un merinos in lavatrice.
A quel punto la zuppa “di pesce” con l’imbroglio è servita.
Dimenticavo… Prima di portarla a tavola, buttate le pietre.
Non si sa mai capiscano l’imbroglio…
Seduti a tavola, mentre il vostro commensale assaporerà con piacere chiedendovi che tipo di pesce avete usato, sorriderete pensando a quante volte vi hanno ammanito quella zuppa nella vostra vita e quante volte avrete detto:
“Buona. Ma dove starà l’imbroglio?”